Ambizione è un termine che a uno sguardo superficiale sembra avere un significato molto promettente e come tale viene spesso utilizzato. La persona ambiziosa sembra quella che vuole valorizzare se stessa non accontentandosi di poco e che ha dunque delle alte aspirazioni. L’ambizione viene dunque associata alla realizzazione, alla affermazione di sé, a una spinta propositiva. La persona ambiziosa sembra essere animata da una tensione molto forte a dare pieno sviluppo alle proprie potenzialità puntando in alto e credendo in se stessa. In realtà c’è una notevole confusione intorno a questo termine perché comunemente ci si riferisce a una realizzazione egoica che interiormente non viene sentita come l’autentica espressione di sé. E’ un ideale di vita preso dall’esterno, in cui ci si adegua passivamente a delle idee comuni, standardizzate, senza trarre da dentro di sè i significati della propria esistenza.
L’atteggiamento egoico è tutto rivolto al fuori, la persona in cui prevale questo atteggiamento invece di prendere contatto con qualcosa di proprio, sentendosene legata, coinvolta, si vincola sempre di più a un’idea di valore presa esternamente per ottenere l’immagine che le dà prestigio. Non è in contatto con quanto dentro di lei viene percepito, visto, sentito, ma cerca di essere corrispondente a questa visione esterna della vita. In questa spinta ambiziosa manca la dimensione della partecipazione intima, del legame. Invece di far vivere ciò che è sentito e partecipato dentro di sé si è all’inseguimento di ciò a cui esternamente vien dato valore nell’ottica di mostrare e dimostrare qualcosa agli altri. C’è qualcosa di sterile in questo atteggiamento che finisce con il prevalere su tutta la dimensione della passione, del sentirsi legati a qualcosa che si sente essere parte di sè, della gioia dell’esprimerlo e del farlo vivere. I sintomi che segnalano questa mancanza di legame a sé, che possono sfociare negli attacchi di panico e in manifestazioni depressive, hanno una profonda ragion d’essere perché la persona che si muove sotto la spinta della sua ambizione rischia di allontanarsi da se stessa e dai propri talenti anziché svilupparli. Questo “puntare in alto” infatti spesso consiste nella spinta ad ottenere il riconoscimento esterno invece che ad entrare in contatto con i propri desideri autentici, comprendendo veramente chi si è e ciò che si vuole portare avanti nella propria esistenza.
E’ il punto di vista egoico che vede l’affermazione di sé nell’essere riconosciuti esternamente, mentre l’inconscio sa bene che la persona in questo modo non sta portando a maturazione ciò che la caratterizza profondamente, il suo potenziale umano, ma continua ad appoggiarsi in modo dipendente a delle idee di valore e di riuscita che assume passivamente dall’esterno. In questo modo rischia che le sue potenzialità vengano assorbite da una progettualità che non le corrisponde perdendo il contatto con ciò che di più intimo possiede. L’inconscio che non si ferma di certo alle apparenze, a ciò che in superficie sembra essere una realizzazione, vede infatti molto bene che la persona in questo modo comincia a rincorrere dei modelli esterni, a cui cerca di adeguarsi, finendo con lo smarrire la propria strada. Quel puntare in alto, al top, è la corsa a conseguire quei traguardi e quelle mete prefissate che vengono avvalorate dal senso comune ma di cui la persona non si è mai chiesta il significato, dandole per scontate. L’interiorità sente tutta la limitazione di un progetto che non è autonomo, ma guidato dal dover essere in un certo modo per dimostrare quanto si vale secondo dei criteri esterni, lontani dal proprio mondo interiore. In questo modo si perde l’aspirazione al voler esprimere se stessi, al voler dare voce a ciò che si ha dentro di sé presi più dalla spinta al dover stare al passo con gli altri adeguandosi a degli standard esterni. Il bisogno di vedere riconosciuta la propria persona finisce cioè per prevalere su ciò che si ha da esprimere, svuotando se stessi e impoverendo l’esistenza di contenuti propri, di pensiero proprio.
Il bisogno di essere riconosciuti non aiuta la persona a trovare il suo talento e a svilupparlo, perché la porta ad inseguire ciò che viene avvalorato e sorretto dall’esterno invece di cercare dentro se stessa cosa vale per lei, cosa per lei è importante, facendosi carico di far vivere ciò che trova la forza del suo intimo convincimento. E’ questo intimo convincimento che la può portare a sviluppare il suo talento, a crederci fino in fondo, nonostante le difficoltà che può incontrare nel realizzarlo. Questo significa portare avanti qualcosa perché si è compreso il valore che ha dentro di sé e lo si sostiene sulla base di questa intesa profonda con se stessi, sull’incontro appassionato con ciò che di più intimo si possiede e non sul consenso dato dall’altro. Questo voler far vivere qualcosa di proprio, di profondamente legato a sé, è ciò che dà scopo e senso alla propria esistenza. Nella corsa ad ottenere degli obiettivi prefissati per ottenere il plauso esterno manca questa dimensione del senso, non c’è entusiasmo ma smania di dar prova di sé ed è per questo che i sintomi arrivano a bloccare questo modo di procedere fine a se stesso anche se all’apparenza molto esaltante. Si corre per dare prova di sé, non ci si appassiona, non viene soddisfatta la tensione interiore al portare a compimento qualcosa di sentito perché partecipato da dentro. La passione nasce se la persona si sente legata a qualcosa che riconosce appartenerle profondamente, lì è il desiderio, che è come la radice che tiene ancorati al proprio terreno, è sentire che si è in contatto con sé. Il desiderio autentico è la base solida su cui appoggiarsi perché si è radicati in profondità, mentre continuare a farsi sorreggere nelle proprie scelte dal consenso dato dall’esterno pensando che sia meritevole di essere portato avanti quello che è avvalorato dallo sguardo comune significa continuare a muoversi senza autonomia e privi di un legame con la propria interiorità.
Si rischia infatti di rincorrere qualcosa che non ha niente a che fare con se stessi o di lasciare cadere qualcosa in cui si credeva perchè esternamente ha incontrato degli ostacoli e non si è avuto la forza necessaria per provare a farla vivere. Ciò che più conta è trovare la forza di far vivere quello che si è scoperto essere importante dentro di sé, le proprie aspirazioni autentiche, questa è la vera ambizione, non mettersi a rincorrere ciò che viene avvalorato dall’esterno, in una corsa verso l’alto, inseguendo un’ideale di riuscita standardizzato. Questa spinta verso l’alto è poco vitale perché la persona non dà forza e vigore a ciò che ha dentro di sé che non viene pertanto sviluppato in tutte le sue potenzialità. Non è un caso che la persona, anche di successo, può cominciare a sentirsi apatica, poco vitale, ansiosa. Tutti sintomi che non riesce a comprendere perché ancora convinta che quell’ideale di realizzazione sia estremamente vitale. La persona fa fatica a comprendere gli stati interiori di ansietà e di turbamento perché crede di essere piena di progetti e non si accorge di come si è distaccata da se stessa, non consentendo che si realizzasse una piena e autentica espressione di sé. La sua parte creativa, le sue aspirazioni autentiche invece di venire esaltate sono state fortemente mortificate e minacciate dalla spinta egoica al riconoscimento. Invece di essersi fatta vivere, come crede, ha sacrificato tutta la sua parte interiore, creativa a degli obiettivi esterni. Ha sempre creduto di essere estremamente vitale, che la sua ambizione coincidesse con questa vitalità e può invece scoprirsi demotivata, ansiosa, a volte anche depressa. Questi sono tutti segnali che le vogliono far capire che non c’è vitalità in qualcosa che è costruito su delle basi esterne e non possiede un radicamento interiore. Quella pienezza di vita in realtà si riduce ad una gratificazione egoica chiusa in se stessa. Cercare di ricaricarsi, di rimotivarsi sulle stesse basi serve solo a mantenersi in pista, in una corsa che continua ad essere pericolosamente slegata da sé. La strada dell’ascolto delle proprie emozioni, anche se sembra far perdere terreno rispetto a questa corsa, è ciò che può consentire di ritrovare la propria strada, la piena espressione di sé e del proprio potenziale…