La depressione

La depressione

La depressione è un disagio diffuso caratterizzato da manifestazioni psicosomatiche molto intense. Il corpo esprime la sofferenza psicologica, è tutt’uno con essa. Si caratterizza per uno stato di profonda tristezza. La persona si sente triste, vuota e non è più in grado di trarre piacere dalle attività quotidiane, che appaiono prive di scopo. E’ presente una intensa stanchezza che rende difficile lo svolgimento di ogni attività. L’appetito, così come il ritmo sonno-veglia, possono subire delle modificazioni. I sintomi non sono mai casuali, hanno un significato profondo, anche se la tendenza generale è quella di giudicarli come qualcosa di sbagliato, negativo. La persona li vede come un intralcio inutile nel suo percorso e vorrebbe indietro la persona che era prima.

Non si accorge che è proprio ciò che è stata fino a quel momento a farle sviluppare il disagio. I sintomi hanno pertanto una funzione rinnovatrice rispetto a dei modi precedenti di rapportarsi a se stessi, alla vita. Cercare di eliminarli significa venir meno a ciò che il disagio chiede: un’autentica trasformazione. La persona spesso fatica a rendersene conto. Se si è costruita tutta all’esterno, ed è apparentemente ben adattata, stenta a comprendere il senso del suo disagio. Vede nell’adeguamento ai modelli esterni, ritenuti vincenti, una riuscita. L’aver conseguito dei risultati esterni le sembra sufficiente, quello che si deve fare. Il problema che si è sempre posta è corrispondere al modello per non sentirsi inadeguata. Semmai riferisce la sua sofferenza al mancato conseguimento o alla perdita di questi risultati, come quando invecchia e pensa di non avere più valore perchè ha perso la sua avvenenza, l’efficienza fisica, la capacità procreativa. Vede in questo il suo fallimento perchè la sua visione delle cose è condizionata dai modi comuni di pensare, sui quali ha impostato tutta la sua esistenza. L’interiorità solleva una questione completamente diversa, che attiene il percorso interiore. Laddove la persona non ha coltivato il rapporto con se stessa, non ha dato vita a qualcosa di proprio, facendolo crescere dall’interno, ma si è costruita solo all’esterno, ha lasciato un vuoto incolmabile, fonte di malessere.

Generalmente si pensa che la sofferenza abbia delle cause esterne, viene attribuita a qualcosa che non abbiamo ricevuto dagli altri, che c’è mancato. Si fa molta fatica a vedere il senso del proprio disagio in quello che abbiamo trascurato nel rapporto con noi stessi, che non abbiamo fatto maturare, crescere interiormente. Il senso di vuoto e di mancanza di senso, che sono molto intensi nello stato depressivo, hanno una profonda ragion d’essere, perchè vivere al di fuori di se stessi, inseguendo qualcosa che non siamo, fa sentire vuoti, piatti. Non coltivare qualcosa di proprio, d’autentico, ci inaridisce, ci spegne. L’interiorità è una terra fertile, che ha bisogno di essere coltivata, alimentata, altrimenti subisce gli effetti di una condizione di siccità. La persona fatica a ricondurre il suo disagio a questa condizione di mancanza di fertilità, di creatività. La depressione obbliga a uno sguardo diverso sulle cose, consente finalmente di percepire che vivere al di fuori di stessi, senza un radicamento nel terreno interiore, svuota, priva di senso. E’ proprio dal contatto con queste sensazioni di vuoto e di non senso che si può trovare l’aggancio con le nostre energie vitali, perchè ci stiamo percependo. Siamo calati in qualcosa di nostro, che ci sta aprendo lo sguardo sulle cose, anche se dolorosamente. Si pensa al dolore come a qualcosa di negativo, di soverchiante, e si cerca in ogni modo di eliminarlo. Ma è proprio questo dolore che ci obbliga a guardare la realtà con occhi diversi, ci fa percepire la sofferenza legata alla distanza dalla nostra parte profonda, l’essenza vitale che ci abita.

Rifiutando questo dolore ci allontaniamo da noi stessi e dall’unica cosa reale in quel momento per noi, dal centro della nostra esperienza, fulcro di una possibile rinascita. E’ proprio attraverso questa esperienza che possiamo ritrovare quelle forze creative, generative, che si stavano spegnendo. Il disagio non viene mai a caso, l’interiorità vuol far attingere a quelle forze profonde che sono state a lungo sopite, vuol farle emergere. E’ impegnata a ricostruire, a far vivere quello che non ha ancora avuto voce dentro di noi e che cerca di farsi sentire attraverso il disagio. Vuole farci ritrovare la pienezza dell’esistere e fondare la nostra autostima su basi interiori, solide, non più sui metri di misura esterni che ci fanno sentire inadeguati se non corrispondiamo ad essi. La ricerca della solitudine, che spesso si verifica nel corso della depressione, ha anch’essa un significato profondo. La persona che si è proiettata tutta all’esterno ha bisogno di ritirarsi, di recuperare un contatto con sé.

C’è una richiesta dell’interiorità che richiama a sè quello che è stato portato fuori. E’ una necessità da rispettare, ma che spesso viene del tutto travisata. L’invito costante che viene fatto alla persona che sta vivendo questa esperienza è quello di reagire, di uscire, di distrarsi. Questo non fa che peggiorare le cose. La persona è in una condizione di stasi, non riesce a muoversi, perchè è tutta impegnata sul versante interno. C’è una forza che non a caso la sta tenendo ferma su se stessa. Tornare a muoversi non è semplice né immediato, richiede uno stare in contatto con le proprie emozioni, attraverso un percorso interiore, terapeutico, di riscoperta di sé.

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