Cosa vuol dire andare in profondità?

Cosa vuol dire andare in profondità?

Comunemente si pensa che “andare in profondità” consista nell’andare a cercare le cause del proprio malessere nel passato o comunque in qualche evento, generalmente di natura traumatica, esterno a sé. Lo sguardo non viene portato dentro di sé, in profondità, ma viene rivolto fuori, a qualcosa o qualcuno che avrebbe causato la propria sofferenza. Questo modo di intendere l’andare in profondità oltre al rischio di deresponsabilizzare la persona, che finisce con il riferire tutto all’esterno senza portare la riflessione su di sé, ha un’altra importante conseguenza, il rimanere all’oscuro dell’esistenza e delle potenzialità della parte profonda. In questa ricerca delle cause l’inconscio rimane completamente  sconosciuto alla persona, che non va in profondità, non entra in rapporto con la sua parte profonda, scoprendone la capacità di pensiero, di analisi e con essa la possibilità di attingere da questa elaborazione inconscia i significati che le sono necessari per capirsi, ma si limita a spiegare in astratto se stessa utilizzando delle teorie che ha preso fuori di sè. In realtà, andare in profondità, significa l’incontro e il dialogo con la propria interiorità, senza il quale si rimane confinati esclusivamente nel piano superficiale delle spiegazioni razionali, che sono spesso spiegazioni di comodo e slegate dal piano della profondità.

La visione causalistica non vede nell’inconscio una forza propositiva, creativa, dotata di autonomia di pensiero, ma lo riduce a un mero contenitore di eventi rimossi del passato e lo fa oggetto di speculazione razionale. La profondità non consiste in questo spiegare, capire in astratto la propria esperienza interiore risalendo alle ipotetiche cause, ma è una realtà viva dentro di sé e andare in profondità significa fare un movimento verso l’interno per prendere  contatto con questa realtà presente nella parte più profonda del proprio essere. E’ un movimento che viene favorito dalla psicoterapia, che non deve rimanere nel piano superficiale del mentale bensì consentire l’accesso alla dimensione profonda attraverso l’ascolto delle emozioni, del sentire e attraverso i sogni. Il profondo è una dimensione del proprio essere, la parte più importante della propria psiche, anche se viene del tutto trascurata, ignorata e trattata “superficialmente” con l’uso di queste spiegazioni causalistiche che ne fanno solo un oggetto portatore di un guasto causato dal passato. L’inconscio è ben altro, è una realtà dotata di intelligenza, ben strutturata e capace di finalizzare il suo pensiero, di orientarlo al futuro, dunque capace di guidare la persona a comprendere la sua esperienza interiore, le ragioni profonde della sua sofferenza e sulla base di questa consapevolezza di orientarla a trovare le sue soluzioni esistenziali, la sua strada.

L’inconscio è proprio la parte di sé che ha la più grande capacità di guardare in profondità le cose, riuscendo ad andare al di là di quelle spiegazioni che la persona si è sempre data aderendo al pensiero comune. L’inconscio restituisce questa capacità di visione alla persona che altrimenti rimane chiusa negli angusti limiti del suo pensiero razionale, riuscendo a vedere solo ciò che è già stato prefissato dalle spiegazioni precostituite che ha in testa, che attribuiscono dei significati scontati alla sua esperienza interiore. E’ l’inconscio che le fa aprire gli occhi sulla sua condizione mostrandole quei nodi critici della sua esistenza di cui ha bisogno di prendere consapevolezza. L’inconscio la porta a riesaminare delle prese di posizione coscienti, spesso rigide, sulle quali ha basato la sua esistenza e che sono fonte di sofferenza facendogliele vedere da un’altra prospettiva, più profonda e capace di generare visione. E’ l’inconscio che ha la capacità di analizzare le cose, di analizzarci, grazie a questo sguardo profondo che possiede, pertanto fare un percorso analitico significa utilizzare la guida dell’inconscio, la sua analisi, per comprendere i nodi essenziali della propria esistenza, a partire dalla propria sofferenza.

Si definisce  profonda perché  è la dimensione più addentro le cose, le guarda e le conosce da vicino, in quel nucleo originario di verità che ci appartiene. Il suo sguardo raggiunge il punto più interno, vivo dell’esperienza, dove non ci sono maschere, finzioni di nessun tipo. L’andare in profondità è questo sguardo del profondo che sa analizzare le cose per come sono veramente, le sa guardare con una profondità che è impensabile per la nostra parte razionale. La persona ha bisogno di questa profondità di sguardo, di attingere all’interiorità per poter guardare più da vicino la sua esperienza, senza tutte le distorsioni, i preconcetti, le artificiosità date da una parte razionale solo propensa a ribadirsi i soliti ragionamenti, spesso di comodo. Non siamo noi a dover analizzare l’inconscio mettendogli sopra delle spiegazioni causalistiche ma è l’inconscio che ci analizza, che ci conosce perfettamente e attraverso i sogni ci può far vedere  degli aspetti di noi stessi di cui abbiamo bisogno di prendere consapevolezza. La persona infatti non ha  bisogno di cercare le cause del suo malessere nel passato, portando il discorso fuori di sé, ma di essere più consapevole di se stessa, del modo in cui sta conducendo la sua vita, delle basi su cui l’ha fondata ed è l’inconscio che le permette di fare questa analisi. Andare in profondità dovrebbe proprio significare dare progressivamente sempre meno importanza all’esterno come fattore determinante e causale, percependo sempre di più quello che viene da dentro, portando lo sguardo su di sé, senza più dispersioni nè fughe di alcun tipo. Questo non significa che nel corso del percorso analitico non vengano toccate questioni relative al passato, ma lo sguardo è completamente diverso rispetto a quello delle spiegazioni causalistiche perchè niente viene dato per scontato sulla base di teorie precostituite o ridotto a una meccanica causa-effetto che non tiene conto della complessità delle dinamiche psichiche e favorisce un atteggiamento deresponsabilizzato nella persona che porta la questione fuori di sè invece di guardare dentro se stessa. Il compito della psicoterapia è quello di permettere alla persona di maturare un nuovo atteggiamento, favorendo il passaggio da un atteggiamento iniziale in cui riferisce tutto a delle cause esterne, spostando il discorso fuori di sé, a un atteggiamento introspettivo in cui il problema viene finalmente visto in termini riflessivi. E’ proprio grazie a questo passaggio che inizia l’analisi, l’andare in profondità…

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